Lei è Leanne Luce. Americana, nasce come fashion designer alla Rhode Island School of Design, per poi occuparsi di esoscheletri e dispositivi militari al Wyss Institute dell’Università di Harvard.
A un certo punto del suo peregrinare alla ricerca del lavoro per cui è autenticamente vocata, viene affascinata da reti neurali, robotica, machine learning, in una parola: dall’intelligenza artificiale.
Come abitudine (per sua stessa ammissione), parte in quarta con il MIT per “imparare il codice”, poi ci rinuncia perché troppo difficile. Poi ci ritorna sopra. E finalmente trova la sua strada… In California, a Menlo Park, dove oggi ricopre il ruolo di product manager di Google.
E intanto scrive un libro, “Artificial Intelligence for Fashion” (Apress, 2019), che ha già attirato l’attenzione della stampa internazionale. E di un pubblico di addetti ai lavori (e non) sempre più curioso, come lei interessato al possibile connubio tra la moda e le nuove tecnologie.
Il libro si legge con piacere, perché la Luce non si perde nella complessità della tecnica, che resta bene in ombra dietro le quinte, ma riesce comunque a dare un’idea, seppure “in pillole”, di come funzionano analitica predittiva, reti generative, classificatori, reti ricorrenti e delle loro attuali applicazioni.
Soprattutto indaga il possibile utilizzo di questi ritrovati nell’industria della moda, non soltanto per vendere di più e meglio, o nella personalizzazione dei prodotti, ma anche nella ricerca delle tendenze e in un ruolo futuribile di assistenti virtuali in fase di design.
Dalle pagine si respira genuino entusiasmo. E la mente corre a immaginare un mondo in cui le macchine e gli umani lavoreranno fianco a fianco, condividendo algoritmi e talenti.
Sarà davvero una rivoluzione, come recita il sottotitolo, o si rivelerà presto la solita infatuazione per il nuovo, una “moda nella moda”? Staremo a vedere. Intanto, godiamoci la piacevole lettura.